Discussione | Bisogna completare un gioco per poterlo valutare?
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Discussione | Bisogna completare un gioco per poterlo valutare?




Da quando The Last of Us Part 2 è stato bombardato da recensioni negative su Metacritic da parte dell’utenza, il sito ha cambiato le regole: d’ora in poi gli utenti possono scrivere una recensione del prodotto solo dopo vari giorni dalla sua uscita per “lasciar tempo ai videogiocatori di giocare il gioco”. Siamo tutti d’accordo che pubblicare una recensione di un gioco che dura 20, 30, 40 ore solo mezz’ora dopo l’uscita è disonesto, ma questo fa sorgere la seguente domanda: un gioco può essere giudicato anche prima di finirlo? In altre parole: Bisogna completare un gioco per poterlo valutare? La risposta potrebbe sembrare ovvia, ma dipendendo dal contesto, pure la risposta contraria potrebbe sembrarlo. Ci sono due risposte alla domanda posta: Sì e No, entrambe con i propri argomenti e le proprie conclusioni.


Questa discussione si applica ai titoli che hanno un finale ben definito, quindi giochi come gli strategici, i gestionali, i simulativi e altri titoli che tendono a non avere un vero e proprio game over non ricadono in questa categoria.


Valutare dopo i crediti


Ogni videogioco in un modo o nell’altro è formato da un inizio, un intermezzo ed una fine e sarebbe folle valutare un’esperienza di gioco senza aver portato a termine l'intero arco. Il videogioco fa attraversare un lungo viaggio all'utente e la conclusione del percorso attribuisce significato a tutto ciò vissuto. Durante la fase finale di un gioco, il giocatore si ritrova ad usare tutte le tecniche imparate, a combattere il boss dei boss, a

salvare il mondo o a concludere il proprio arco narrativo. Vi immaginate leggere una recensione di Grim Fandango nella quale il redattore non ha iniziato la parte saliente dell’avventura? Oppure una recensione di Mass Effect 3, nella quale lo scrittore ignora completamente il deludente finale della trilogia? Nel bene e nel male, i finali possono trasformare il voto attribuito al prodotto e non prenderli in considerazione è un grave errore.


Il termine “valutare” non implica solo un proprio parere, ma anche un verdetto finale (che sia espresso in parole, in numeri, in likes o in stelle) da attribuire al titolo. C’è quindi una differenza tra parere e verdetto: il primo implica una preferenza personale, che può essere espressa anche solo guardando un trailer o vedere qualcuno giocare al titolo in questione, il secondo invece implica una critica completa del prodotto discusso. Per fare un esempio più concreto: un parere può essere “non mi piace Zombi U poiché non mi interessano gli horror” ma un giudizio è “Zombi U non è un buon titolo horror perché…”. Valutare un gioco implica quindi una conoscenza completa e profonda del titolo in questione e non si può fare tale valutazione senza prima completare il videogioco.


Valutare durante l’avventura


Al contrario di altri media tra cui libri, serie TV e film, i videogiochi non si basano solo sull’aspetto narrativo, ma anche sull’aspetto del “gioco” che include gameplay, grafica, musica, world design e tanto altro. Sarebbe pertanto strano, se non bizzarro, aspettare fino alla fine del gioco per valutare aspetti che dopo una o due dozzine di ore sono stati già studiati a fondo. Se si giocano cinquanta ore a Fallout 3 o a Xenoblade Chronicles 2, anche senza finirli si ha già una buona idea di come questi siano e quindi si possono già valutare in maniera oggettiva. Bisogna davvero giocare un mese ad Anthem per descrivere la monotonia del gameplay proposto? Oppure giocare cento ore a Zelda Breath of the Wild prima di dichiararlo un capolavoro? Il videogioco è composto da svariate componenti e trattenere le proprie impressioni fino alla fine è ridicolo. Quando un lettore va in cerca di una recensione, egli vuole sapere se il gioco è valido o meno, difficilmente un finale particolarmente bello o brutto andrà a rivalutare l’intera esperienza di gioco.



Anche se il gioco è narrative driven, ergo si focalizza soprattutto o completamente sulla trama, la tesi presentata regge. Nelle recensioni videoludiche raramente vengono discusse le scelte narratologiche fatte nella storia di un videogioco, poiché ciò è un argomento troppo soggettivo, ma viene valutata la capacità del direttore nel raccontare la trama esposta. Hidetaka Miyazaki, director di Dark Soul, ha un modo affascinante di raccontare l’avventura, indipendentemente se al giocatore la trama piaccia o meno. In una recensione del gioco non leggerete commenti riguardo i contenuti della storia in sé, ma su come viene trattata. Nel mondo videoludico ci sono trame banali ben narrate e trame intriganti goffamente raccontate. Non bisogna aspettare il finale per distinguere l’eccellente autore dal pessimo.


La mia opinione: il compromesso


I due argomenti presentati sono solidi e sebbene opposti, entrambi sono validi se applicati nel tempo e momento giusto. Il mio personalissimo parere è quello di trovarsi a metà strada: dipendendo dal contesto, sostenere una oppure l’altra posizione. In linea di massima, se si scrive una recensione formale e la si pubblica con un verdetto, allora salvo rarissime eccezioni bisogna completare il titolo per non farsi mancare nulla. Se si pubblica invece un video, il quale può assumere un tono più informale e più soggettivo, allora non ci sono problemi se l’avventura in sé non è stata completata. Inoltre c’è da considerare anche la durata del titolo: se il gioco in questione dura poco, non c’è una vera scusa per non finirlo prima di valutarlo, ma se il gioco dovesse durare svariate settimane, allora non è scorretto già iniziare a commentare il pasto prima ancora di finirlo.


Per i futuri redattori e youtubers, il mio consiglio personale è quello di valutare i titoli man mano che si prosegue con l’avventura; non aspettate il finale per iniziare a valutare l’intera esperienza offerta dal videogioco, ma dovete essere flessibili a cambiare il proprio giudizio una volta finiti i crediti.


Blue Fox


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